Robotica e A.I.

Robotica e A.I.#

Esiste una branca dell’intelligenza artificiale, che va sotto il nome di Reinforcement Learning (Apprendimento per Rinforzo in italiano) che è il ponte tra la robotica e l’AI, trattandosi spesso di robot controllati da algoritmi di intelligenza artificiali (come ad esempio le reti neurali stratificate nel Deep Reinforcement Learning).

La robotica e l’intelligenza artificiale hanno scopi molto diversi. Tuttavia, spesso, vengono confusi. La prima cosa da chiarire è che la robotica e l’intelligenza artificiale non sono affatto la stessa cosa. In realtà, i due campi sono quasi completamente separati! Il modo più semplice per capirne la differenza sarebbe quello di pensare al corpo umano in cui convivono il fisico e la mente, o uno smartphone composto dall’elettronica (touchscreen, antenne, processore) e sistema operativo (iOS o Android).

In generale, un robot è solo un dispositivo meccanico che si muove nello spazio autonomamente, eseguendo delle azioni quanto più possibile simili a quelle che erano le intenzioni del suo “creatore”. Difatti, la robotica si concentra maggiormente sulla meccanica del movimento e del controllo della forza da applicare agli oggetti al fine di manipolarli. Non pensiamo solamente agli “umanoidi”, cioè robot con sembianze umane, ma anche ai bracci robotici nelle catene di montaggio, ai rover in esplorazione su Marte, ma anche alle semplici lavatrici che ognuno di noi utilizza in casa, o una casa stessa se possiede un minimo di domotica.

Ad esempio, notizia recente, grazie a Deep Mind, Google ha abbattuto fino al 15% i costi energetici dei centri di elaborazione dati. Nella telemedicina, recentemente, grazie alle reti neurali si è sviluppato un algoritmo che rileva le aritmie cardiache e tanta altra strada c’è da fare nella prevenzione e scoperta di tumori, con indagini sempre meno invasive, o consentono di operare con dei robot molto più precisi nei tagli dell’uomo. Oppure in ha dato vita ad AlphaFold, un’intelligenza artificiale che ha la capacità di prevedere la forma di una proteina, tale da permettere agli scienziati di comprendere il suo ruolo all’interno del corpo, nonché per diagnosticare e curare malattie che si ritiene siano causate da proteine “mal piegate”, come l’Alzheimer, il Parkinson e la fibrosi cistica.

Le applicazioni sono davvero infinite e giorno dopo giorno, scavalca il seminato, contaminando positivamente dei campi dove la ricerca era arrivata ad un punto morto.